Ogni anno, in diversi paesi come la Germania, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, i Paesi Bassi, viene scelta la parola dell’anno. La Svizzera ne sceglie addirittura quattro, una per ciascuna lingua nazionale. La sua scelta rappresenta, indipendentemente da ogni valutazione politica, un contributo alla storia contemporanea e sintetizza al massimo i mutamenti sociali, politici, economici , culturali che si riflettono nel discorso pubblico.
Autore: Angelo Ciampi
Dal 2017, il Dipartimento di Linguistica applicata della ZHAW cura e coordina la scelta delle parole svizzere dell’anno in tedesco e francese. Nel 2018 e nel 2019, si sono aggiunti, rispettivamente, l’italiano e il romancio.
Vengono scelte quattro parole perché esprimono sensibilità sociali, politiche e culturali che fanno riferimento alle rispettive aree linguistiche situate, però, in una realtà statuale che si chiama Svizzera, e non Italia, Francia, Germania o Austria.
Rispetto ai paesi confinanti, la Svizzera presenta un profilo anomalo: non ha una lingua propria ma esprime una pluralità di culture linguistiche che sono il riflesso di precise dinamiche sociali e politiche ed è proprio questa considerazione che fa sì che in Svizzera vi siano quattro parole dell’anno.
Cosa rappresenta tale evento? Si tratta semplicemente di un gioco, di un vezzo di linguisti ed esperti della lingua (scrittori, giornalisti, traduttori ecc.) oppure esprime il risultato di analisi e discussioni significative sull’evoluzione delle lingue?
Dietro la scelta vi è lo scopo di individuare parole che nel corso di un anno hanno avuto, sul piano linguistico, un forte impatto sulla vita sociale, politica, economica di un paese.
È importante sottolineare che in primo piano non è necessariamente la frequenza d’uso della parola quanto piuttosto la sua forza evocativa, la sua capacità di riassumere un tema, un argomento presente nella discussione pubblica. Si può dire che la scelta della parola dell’anno rappresenti, indipendentemente da ogni valutazione politica, un contributo alla storia contemporanea, rivelandosi anche un esempio concreto di cambiamento di linguaggio.
Il primo pilastro della selezione: il Corpus Swiss-AL
La procedura di selezione delle parole nelle quattro lingue nazionali poggia, caso unico in Europa, su tre pilastri.
Il primo pilastro è di carattere scientifico ed è orientato all’analisi di dati quantitativi. Le parole candidate vengono selezionate secondo la metodologia della linguistica dei corpora. Il corpus può essere definito come una raccolta di testi interrogabili per via informatica che permette di individuare le parole nei contesti in cui vengono utilizzate offrendo, pertanto, una rappresentazione concreta dell’uso della lingua.
I ricercatori del Dipartimento di Linguistica applicata, servendosi della banca dati del Corpus Swiss-AL, selezionano le 20 parole che sono state più utilizzate dai media elettronici nell’anno corrente rispetto agli anni passati.
Il Corpus svizzero per la linguistica applicata (Swiss-AL) è una collezione multilingue di testi disponibili informato digitale e accessibili grazie a un’apposita interfaccia. Sono presenti quotidiani, settimanali, riviste, comunicati stampa e post di blog di attori della politica, dell’economia, della scienza e della società civile. Le lingue sono il tedesco, il francese, l’italiano, il romancio e l’inglese.
Come vengono individuate le parole candidate?
Dal Corpus Swiss-AL vengono estratti i sub-corpora dei media che raccolgono tutti i giornali e settimanali ai quali si può liberamente accedere online.
In tal modo si possono confrontare i media online pubblicati nell’anno in corso con quelli pubblicati negli anni precedenti e individuare quali parole sono state comparativamente più usate, quali sono i neologismi oppure quali parole già esistenti sono state usate in nuovi contesti. Per esempio, il Corpus mostra che la parola gesto dell’aquila (è una parola polirematica), parola dell’anno in italiano (e anche in tedesco con il termine corrispondente Doppeladler) nel 2018, negli anni precedenti non era stata mai usata e viene utilizzata come neologismo in riferimento alla vittoria della nazionale svizzera di calcio contro la Serbia. I giocatori Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri, di origine kosovara, esultano dopo un gol facendo il gesto dell’aquila, simbolo dell’identità albanese. Il termine travalica il suo significato letterale per assumere una fortissima connotazione politica.
Dall’analisi del Corpus è possibile individuare in maniera oggettiva quali sono gli argomenti che hanno maggiormente interessato il discorso pubblico nell’anno in questione. Per tale ragione, come accennato all’inizio, non ha alcun senso scegliere una sola parola dell’anno per ciascuna area linguistica sovranazionale: i temi trattati in Svizzera sono diversi da quelli presenti nei paesi confinanti perché esiste un discorso pubblico specificatamente svizzero, testimoniato anche dal fatto che, spesso, le parole dell’anno nelle quattro lingue risultano attinenti alle stesse tematiche.
Il secondo pilastro: le proposte del pubblico
Il secondo pilastro su cui poggia il processo di selezione delle parole candidate è la partecipazione dei cittadini che possono inviare mediante la posta elettronica le loro parole preferite.
Inoltre, nel 2020 è stato siglato un accordo di collaborazione tra il Dipartimento di linguistica applicata della ZHAW e la Società Svizzera di Radiotelevisione SRG SSR allo scopo di realizzare una più efficace e integrata copertura multilingue. Si tratta probabilmente di una delle poche, rare occasioni in cui le quattro radio nazionali collaborano vicendevolmente intorno ad un unico progetto.
Il pubblico radiofonico ha la possibilità di intervenire in alcuni programmi delle rispettive reti nazionali nei quali si presenta e si discute la parola dell’anno e formulare ulteriori proposte. La partecipazione diretta del pubblico è molto importante poiché uno degli scopi del progetto Parola dell’anno Svizzera è di sensibilizzare la popolazione sugli ambiti di studio e di interesse della linguistica applicata.
Il terzo pilastro: la giuria di esperti
Il terzo pilastro è di carattere qualitativo. Una giuria di esperti nelle rispettive lingue (docenti, ricercatori, giornalisti, scrittori, traduttori) si riunisce nello stesso giorno e orario nelle sedi delle quattro radio nazionali per deliberare, sulla base dell’elenco di parole individuate dal Corpus, delle proposte del pubblico radiofonico e degli stessi membri le tre parole, in ordine gerarchico, più significative nell’anno in corso.
La ricerca effettuata tramite il Corpus si rivela di grande aiuto perché mette in luce con chiarezza quali sono stati gli argomenti più presenti nel discorso pubblico. Durante la riunione, le proposte dei radioascoltatori e dei membri della giuria sono sottoposte all’analisi del Corpus per verificare la loro frequenza d’uso e possono essere inserite tra le candidate finali. In tal modo, la selezione non si fonda solo su preferenze soggettive ma anche su un criterio oggettivo fondato sulla ricerca.
Di ogni parola si valuta non solo la sua frequenza in termini assoluti ma anche la sua crescita in termini relativi rispetto agli anni precedenti (pensiamo, ad esempio alle parole criptovalute, terzo posto nel 2018, oppure onda verde, primo posto nel 2019).
Con il trascorrere dei minuti, la discussione sulla scelta si fa avvincente ed è molto intensa. I temi sui quali nel corso dell’anno si è concentrato il discorso pubblico sono molteplici e ogni membro motiva le sue preferenze sulla base di come i vari eventi che le parole riassumono sono stati percepiti e vissuti.
Lentamente le parole meno favorite cominciano ad essere cancellate dalla lista. Ne restano tre. Se non si trova un consenso comune si procede per votazione. D’altra parte, è così nella realtà: la problematicità delle dinamiche sociali si riflette anche nelle scelte del linguaggio. Siamo curiosi di vedere quali saranno le parole più in uso nel 2022, anche alla luce dei recenti avvenimenti in Ucraina.
Studenti cercasi
Per l’edizione 2022 della Parola dell’anno Svizzera il Dipartimento auspica che in ciascuna giuria figuri uno studente che abbia ottime competenze linguistiche e conoscenze adeguate delle rispettive aree linguistiche.
Angelo Ciampi è docente presso l’Istituto di traduzione e interpretariato IUED della ZHAW e responsabile della giuria di lingua italiana della Parola dell’anno Svizzera.
Per saperne di più
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- Was leistet die Korpuslinguistik für das Wort des Jahres Schweiz?
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