Come migliorare la qualità della traduzione automatica del linguaggio scientifico tedesco in italiano? Federica Lattanzio è in prima linea in questo ambito così dinamico. Attualmente dottoranda presso l’Università degli Studi di Macerata, ha scelto la ZHAW per un soggiorno di ricerca presso il Dipartimento di Linguistica applicata a Winterthur. In questa intervista, Federica condivide il suo percorso accademico, la sua esperienza qui e racconta del suo innovativo progetto volto a ottimizzare la traduzione automatica, evidenziando l’indispensabile ruolo dell’uomo in questo processo.
Autorin: Marta Ferreira Almeida
Ciao Federica, raccontami un po’ di te: chi sei, da dove vieni e cosa fai attualmente?
Federica: Mi chiamo Federica Lattanzio e sono una dottoranda al secondo anno del corso di “Umanesimo e Tecnologie” in “Lingua e traduzione tedesca” presso l’Università degli Studi di Macerata, in Italia. Sono originariamente pugliese ma vivo a Macerata dal 2017, anno in cui mi sono iscritta al corso di laurea triennale.
Perché hai deciso di intraprendere questo percorso nel campo linguistico? Hai avuto un momento “eureka” che ti ha guidata in questa direzione?
Credo che la passione per le lingue straniere sia nata alle scuole medie, quando ho iniziato a studiare il francese. Poi al liceo linguistico ho incontrato il tedesco, la lingua che considero tuttora il mio primo amore e che ho continuato ad approfondire all’università studiando traduzione e interpretariato. Lo studio delle lingue per me è stato da subito uno strumento per abbattere i pregiudizi culturali legati ai paesi di cui studiavo la lingua. In seguito, ho compreso come gli studi di traduzione mi abbiamo portata ad avere maggiore consapevolezza del potere delle parole e a comprendere quanto in traduzione sia importante padroneggiare non solo la lingua straniera ma anche la lingua madre. Ora, dopo tanti anni, capisco il valore di quello che studio: la lingua come riflesso della cultura e della società e la traduzione come ponte.
Cosa tratta il tuo progetto di dottorato? Quali sono le sfide attuali che stai affrontando e che ruolo giocano nel tuo lavoro di ricerca?
Nel mio progetto di dottorato mi occupo di valutare la qualità della traduzione automatica del linguaggio scientifico tedesco in italiano. L’idea finale è quella di sviluppare delle linee guida che possano aiutare il traduttore a individuare e correggere gli errori della macchina nella fase di post-editing. Il mio progetto è incentrato sull’idea di collaborazione tra uomo e macchina, in quanto credo che mentre prendiamo consapevolezza degli enormi progressi che la scienza fa ogni giorno, è importante ricordare il ruolo essenziale che l’uomo riveste in questi sviluppi. Ogni giorno ci sentiamo dire che l’intelligenza artificiale e i sistemi di traduzione automatica sostituiranno l’uomo, tuttavia, credo che i progressi tecnologici significhino soltanto una cosa: oggi più che mai abbiamo bisogno di esperti.
La ZHAW: come mai? Quali sono stati i principali fattori che ti hanno spinta a venire qui e scegliere l’Istituto di Traduzione e Interpretazione (IUED)?
Ho deciso di fare un soggiorno di ricerca presso la ZHAW per la presenza della cattedra di “Mensch-Maschine-Kommunikation”, il cui incarico è ricoperto dalla Prof.ssa Alice Delorme Benites. Mesi prima di arrivare a Winterthur, durante un precedente soggiorno di ricerca, è nata l’idea di addestrare un sistema di traduzione automatica per la traduzione del linguaggio scientifico tedesco in italiano. Così, facendo delle ricerche online, ho scoperto questa cattedra presso la ZHAW e dai diversi studi condotti ho capito che qui avrei potuto ricevere l’aiuto di cui avevo bisogno.
Durante la tua formazione accademica, hai avuto diverse esperienze formative all’estero. Cosa hai particolarmente apprezzato di questi tre mesi qui con noi? Cosa ti ha dato questa collaborazione?
La ZHAW è la quarta università straniera in cui ho l’opportunità di studiare e penso di potermi ritenere molto fortunata! Ogni esperienza è stata unica a suo modo. Qui a Winterthur ho potuto sperimentare l’università come vero ambiente lavorativo: una scrivania, un desktop e un ufficio con altre persone che fanno quello che fai tu. Mi sono sentita parte di un team, coinvolta nella vita accademica della ZHAW. Ho avuto l’opportunità di conoscere tanti docenti e ricercatori, scambiare idee, opinioni, ricevere pareri sinceri e interessati, partecipare a corsi e acquisire tante nuove conoscenze utili al mio progetto di ricerca.
Infine, cosa ti mancherà di più di questa esperienza? C’è qualcosa di specifico che desideri portare con te nel prosieguo del tuo percorso accademico, professionale e personale?
Penso di aver sicuramente capito l’importanza di avere un ufficio o in generale uno spazio in cui lavorare. Da quando ho iniziato il dottorato ho sperimentato diversi «modi» di lavorare e qui, alla ZHAW, per la prima volta ho avuto la possibilità di lavorare in un ufficio condiviso con altre persone e questo ha facilitato la gestione della mia giornata. Di certo non potrò portar via con me l’ufficio, però proverò a portare con me l’organizzazione e l’ordine che mi ha dato il modo di lavorare qui. Quindi, quello che mi mancherà di più credo sarà l’ufficio come spazio e ambiente lavorativo. Ognuno è davanti al proprio computer, immerso nelle proprie cose, però c’è sempre un momento per scambiarsi due chiacchiere, chiedersi come stai, come sta andando il lavoro. Al mattino c’è sempre qualcuno che ti sorride e ti dice “Morgen” e questo mi mancherà tanto.
Rifaresti tutto da capo?
Assolutamente sì! Le esperienze di studio all’estero possono sempre essere un rischio, non sai mai come andranno davvero. Si tratta sempre di qualcosa di soggettivo e un ruolo importante nella percezione dell’esperienza lo rivestono anche le relazioni umane. Qui a Winterthur ho avuto la fortuna di conoscere delle persone amorevoli e affettuose che mi hanno fatto sentire a casa. Da italiana in Svizzera la mia sensazione non è mai stata quella di sentirmi fuori posto, mi sono sentita accolta, benvenuta e questo ha aiutato ad avere una percezione positiva dell’esperienza totale. Il tedesco svizzero mi ha messo a dura prova ma sto imparando ad apprezzarlo, così come sto imparando ad apprezzare la tranquillità e il silenzio che si sentono nelle strade di Winterthur. Ma so che avrò ancora del tempo per far questo, infatti, da settembre sarò di nuovo qui!
Questa è sicuramente un’ottima notizia! Federica, grazie mille per aver condiviso con noi la tua esperienza così stimolante e ricca di prospettive. Mi fa piacere poterti rivedere qui a settembre! A presto.
The IUED Institute of Translation and Interpreting is the ZHAW competence centre for multilingualism and language mediation. It is actively engaged in conducting research, offering degree programmes and continuing education courses, and in providing services and consulting in these fields.
The BA in Multilingual Communication and the specialisations in Professional Translation and Conference Interpreting within the MA in Applied Linguistics are practice-focused degree programs for the communication experts of tomorrow.
The IUED has a strong international reputation. It is a member of prestigious international networks, such as CIUTI and EMT, and it has close ties (link in German only) with institutes and universities in Switzerland and abroad.